Il trattamento e la cura della disfagia si concentrano su:
che deve tenere conto del livello di gravità della disfagia. Ad esempio, l'utilizzo di polveri addensanti permette di modificare la consistenza dei liquidi e ottenere bocconi omogenei, adatti al paziente. In generale, tanto più i cibi offerti al paziente disfagico sono morbidi e omogenei, tanto più risultano essere per lui di facile gestione al momento di essere ingeriti.
Quando la disfagia è dovuta all’indebolimento dei muscoli facciali e del collo coinvolti nel processo di deglutizione, possono essere utili alcuni esercizi specifici. Servono per rafforzare tali muscoli e migliorarne anche la coordinazione. Questo tipo di esercizi permette l’acquisizione di un maggior controllo motorio, oltre che di una maggiore efficienza del lavoro muscolare, favorendo così sia la masticazione sia la deglutizione.
Inoltre, un supporto nutrizionale può rendersi necessario per sostenere un adeguato apporto nutritivo e calorico, per evitare la malnutrizione e, soprattutto, per scongiurare l'eccessivo calo ponderale. Solo nei casi più gravi diventano necessari interventi medici o chirurgici, come l’utilizzo di sonde gastriche per nutrizione.
La disfagia può essere gestita grazie ad alcuni accorgimenti pratici relativi alla posizione durante i pasti:
Il percorso di “rieducazione” alimentare nel paziente disfagico è definito svezzamento. Si tratta di un processo la cui durata dipende dalle condizioni del soggetto, in relazione alle sue capacità di masticazione e deglutizione. Consiste di varie fasi, al termine del quale, il cibo solido può essere reinserito, ma con una consistenza morbida e omogenea. Il cibo liquido, invece, è più difficile da reinserire nella dieta del paziente.
Nella sezione Nutrizione potete trovare tutti gli approfondimenti del caso riguardo a come gestire il momento del pasto nei soggetti disfagici, tenendo conto che alcuni accorgimenti vanno modulati anche in base alla gravità della problematica stessa. Per questo motivo, è sempre importante rivolgersi al medico.
Fonti: